LA RINUNCIA
Non sono le macchine ad aver preso il potere, siamo noi ad averglielo dato
aprile 2024

Nel 1983 usciva “Christine, la macchina infernale”, una storia prodotta dalla mente di Stephen King diventata uno dei capolavori di John Carpenter. Nel 1983 avevamo paura che le macchine prendessero vita, potessero accendersi, spegnersi, muoversi, attivarsi in autonomia.
Nel 2009 la Volkswagen presentava la sua Passat a guida robotica e dal 2010  tutte le case automobilistiche stanno lavoranto alle macchine autonome. Non solo oggi non ci fanno più paura, ma investiamo fiumi di risorse per svilupparle.
Non ci fanno più paura.
Gli addetti ai lavori in merito all'intelligenza artificiale sostengono che il 2023 sia stato l’anno della svolta, perchè una app alla portata di chiunque (e per chiunque intendo anche i ragazzini delle scuole medie - CHATGPT) ha “superato il test di Turing”… per farla breve, un essere umano può oggi “essere ingannato” da una macchina: conversare con un’intelligenza artificiale pensando di parlare con un altro essere umano. E non per distrazione o superficialità, anche se gli è stato specificatamente chiesto di capire se sta parlando con una macchina o con una persona.
L’inganno è totale. Ce l’abbiamo fatta. Siamo riusciti a creare degli esseri in grado di imbrogliarci, di prenderci in giro, di selezionare informazioni, trovare soluzioni, e finalmente, finalmente pensare al nostro posto! E quanto ne siamo orgogliosi! 

Dieci mila anni fa abbiamo iniziato con la ruota e l’aratro e da lì abbiamo inventato un sacco di cose strabilianti solo per fare meno fatica. Sembra quasi che gli umani abbiano passato tutto il loro tempo e ingegno a cercare dei modi per far fare a qualcos’altro il loro lavoro.
Ci abbiamo messo un sacco di tempo per evolvere il nostro corpo in modo da renderlo perfetto per camminare e correre per poi ambire a stare seduti 18 ore al giorno e sdraiati le altre 6. Poter lavorare seduti è uno status sociale, il fatto che questo abbia compromesso gravemente la nostra salute fisica, psichica e sociale poco importa.

In tutto ciò che di bene e di male abbiamo fatto da quando siamo diventati esseri coscienti abbiamo sempre avuto un enorme potere: il libero arbitrio. Non esiste per un essere umano potere più sacro. Dovrebbe essere ciò che ci libera dalla sottomissione agli istinti, persino alle leggi della Natura, ma improvvisamente ciò che per millenni abbiamo portato come prova della nostra superiorità, ciò in cui abbiamo fatto risiedere ogni nostra virtù, ciò che ci ha portato a concepire la nostra immortalità, all'improvviso smette di essere una nostra prerogativa, il nostro segno distintivo. 
Abbiamo trasferito fuori di noi la capacità di pensare e così la nostra umanità ci sta scivolando di mano.
Nel momento in cui abbiamo affidato alle macchine il potere di scegliere per noi, decidere per nostro conto, affidato a loro la responsabilità di stabilire cosa sia meglio per noi ecco che il gioco finisce. Game over, ci arrendiamo. Le macchine hanno vinto, e non per superiorità come ci piace pensare, ma solo per la nostra pigrizia e indolenza.
Gli esseri umani sarebbero in grado di comunicare telepaticamente, di percepire campi elettromagnetici, sentire scorrere le acque sotterranee, toccare un altro essere vivente e comprenderne la malattia e la sofferenza, saremmo capaci di guarire noi stessi e gli altri, di comunicare con gli animali, di catturare l’acqua dall’aria, di nutrire il nostro corpo con le energie sottili, saremmo capaci di sentire e intuire cose che non vediamo e comprendere cose che non conosciamo, la nostra immaginazione ha creato cose straordinarie eppure, tutte queste incredibili capacità, abbiamo scelto di demandarle alle macchine. Lo abbiamo fatto perchè quelle capacità richiedono disciplina, per mentenerle è necessario avere una cura estrema del proprio corpo e del proprio spirito, che devono essere nutriti di energie di altissima qualità. Troppo faticoso. Abbiamo trasferito fuori da noi i nostri talenti e non praticandoli più, li abbiamo perduti. Finché è stato necessario eravamo capaci di ricordare a memoria i numeri di telefono, poi quella capacità è diventata inutile e l’abbiamo persa. Come la capacità di fare di calcolo o leggere gli eventi atmosferici. E così adesso che abbiamo macchine così brave interpretare noi stessi e il mondo che ci circonda (glielo abbiamo insegnato noi) e così "intellettualmente raffinate" tanto da non poterle distinguere dagli esseri umani, andremo a poco a poco perdendo la capacità di pensare, diventerà per noi inutile.

Inseguendo l’infallibilità ci siamo dimenticati che ciò che ci ha fatto evolvere non è la perfezione ma gli errori, i dubbi, le domande, ciò che ci rende speciali sono le incertezze e le fragilità per le quali, contro ogni logica, ci facciamo coraggio e partiamo per l’avventura, ci battiamo per ciò in cui crediamo e ci sacrifichiamo per amore.

La cosa più subdola e preoccupante in realtà è che mentre ancora ci chiediamo quali saranno i risvolti nell’uso delle IA, che bisognerà affrontare questioni etiche, che si dovranno studiare regolamenti e che ci saranno sviluppi inaspettati perché le qualità emergenti di queste IA ci sono sconosciute… "loro" già governano tutto. Sono infiltrate nelle nostre case e regolano le nostre vite perchè le abbiamo installate noi, con incosciente entusiasmo. L’unica cosa della nostra natura umana che ci sia rimarrà di utile sarà il pollice opponibile, senza il quale sarebbe impossibile tenere in mano uno smartphone.
Finchè anche quello verrà superato.

Immagine: Enigma senza fine - Salvador Dalì, 1938 
valeria.cescato
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